Export, L’Italia si trova a osservare il podio dell’economia globale.

L’Italia si conferma come una delle principali potenze economiche globali, raggiungendo nel primo semestre del 2024 un importante traguardo nelle esportazioni. Con un valore totale di 316 miliardi di euro, le esportazioni italiane di beni hanno superato quelle del Giappone, che si attestano a 312 miliardi. Questo incremento delle esportazioni ha permesso all’Italia di conquistare la quarta posizione mondiale, preceduta solo da tre giganti economici.

Inoltre, si evidenzia il sorpasso della Corea del Sud, le cui esportazioni ammontano a 308 miliardi, e della Francia, piazzatasi settima con un valore di 300 miliardi. Questo scenario competitivo dimostra non solo la resilienza del sistema produttivo italiano, ma anche la crescente richiesta internazionale per prodotti italiani, caratterizzati da alta qualità e design distintivo. L’ottima performance nel settore delle esportazioni testimonia l’impegno delle aziende italiane nel posizionarsi efficacemente sui mercati globali e nella promozione del “Made in Italy”.

L’Italia si trova a osservare il podio dell’economia globale, dove spiccano la Cina e gli Stati Uniti, insieme alla Germania, leader nelle esportazioni. Questa posizione elevata rappresenta un obiettivo ambito da molte nazioni, ma l’Italia deve fare i conti con alcune sfide. Nonostante la forza delle sue industrie, emerge una mancanza di un settore automobilistico di rilievo, il che limita il potenziale di crescita nell’export. In effetti, le prime sette nazioni della classifica mondiale vantano un’automotive robusto, contribuendo significativamente alle loro performance economiche. Al contrario, l’Italia, pur avendo un patrimonio industriale diversificato, non riesce a occupare lo stesso spazio, evidenziando la necessità di un ripensamento strategico per rafforzare il proprio posizionamento nel mercato globale. È fondamentale per l’Italia sviluppare strategie mirate che possano rivitalizzare il settore automotive e capitalizzare su altre aree di eccellenza, per migliorare la competitività e aumentare le esportazioni.

In meno di quindici anni, l’Italia ha raggiunto un traguardo significativo nel suo valore di export, riuscendo a ottenere in sei mesi lo stesso valore che conquistava in un intero anno nel 2010, pari a 337 miliardi di euro. Nel 2014, il valore dell’export era di poco inferiore ai 400 miliardi, ma le stime attuali indicano una forte possibilità di superare quota 630 miliardi quest’anno.

Marco Fortis, Direttore della Fondazione Edison, ha recentemente annunciato con entusiasmo il sorpasso dell’export italiano sul Giappone. In una precedente analisi su Il Foglio, Fortis aveva evidenziato l’importanza dei “magnifici sette” settori che trainano l’export italiano. Questi settori, caratterizzati da innovazione e qualità, continuano a giocare un ruolo cruciale nel rafforzamento della posizione dell’Italia nel mercato globale, sottolineando un cambiamento positivo e sostenibile nell’economia del Paese.

Nel contesto internazionale, il “brand Italia” si distingue sempre più per la sua connessione con l’eccellenza e la qualità superiore, diventando un punto di riferimento in numerosi settori. Questa percezione positiva ha permesso all’Italia di consolidare un posizionamento produttivo vantaggioso, in grado di generare valore aggiunto significativo. Inoltre, l’attrattività del “made in Italy” non solo sostiene la crescita delle nostre imprese, ma favorisce anche l’ingresso di capitali esteri nelle nostre aree industriali più competitive. Tale dinamismo contribuisce a rafforzare la nostra economia e a promuovere un ecosistema dove l’innovazione e la tradizione possono prosperare insieme, creando opportunità per tutti gli attori coinvolti. Per garantire la competitività dell’economia italiana, è fondamentale che il sistema-Paese si mobiliti per difendere e valorizzare i risultati ottenuti. Creare filiere strategiche nei settori critici è essenziale per stimolare l’innovazione sia di processo che di prodotto. Collaborare tra atenei, centri di competenza, imprese e istituzioni non solo rafforza il posizionamento del nostro sistema produttivo, ma contribuisce anche a valorizzare le competenze e i talenti disponibili. Un capitalismo esportatore, capace di assicurare alti salari e di incrementare la solidità patrimoniale delle PMI italiane, rappresenta un obiettivo imprescindibile. Ignorare questi aspetti significherebbe rischiare di sprecare conquiste importanti, mentre l’Italia, quale quarta potenza esportatrice mondiale, ha l’opportunità di crescere ulteriormente in un contesto che sembra promettere grandi potenzialità. Non è il momento di adagiarsi sugli allori, ma di intraprendere un percorso di sviluppo sostenibile e innovativo.

Danilo Diotallevi

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